La storia di Erice

  « Sulla vetta più alta inciela una medievale borgata irta di torri. È il piccolo borgo di Erice, dominato una volta dal più famoso tempio della dea più famosa…Venere,… con la sua cinta fortificata, con le sue strade accuratamente selciate. »
 
(Roger Peyrefitte su Erice nel 1952.)

Erice (Èrici o U Munti in siciliano) è un comune italiano di 28.534 abitanti della provincia di Trapani.

Posto sull’omonimo Monte Erice, il nome deriva da Erix un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Boote, ucciso da Ercole. Fino al 1934 era denominato Monte San Giuliano.

Secondo Tucidide, fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo la leggenda, i Troiani avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.

Virgilio la cita nell’Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un’epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l’anziano Entello.[1]

 

In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi.

Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo. In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l’odierna Trapani.

I Romani vi veneravano la “Venere Ericina”, la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite.

Scarse, o quasi nulle, sono le notizie della città e del santuario nel periodo bizantino, restando comunque economicamente attiva.

Dagli arabi agli spagnoli

Denominata Gebel-Hamed con l’occupazione araba dell’831, la rocca viene successivamente rinnovata nel periodo di stabilità normanna con la ristrutturazione delle antiche porte di età elimo-punica e l’apertura di tre porte (Trapani,Carmine e Spada) e la costruzione di un castello nell’area dell’antico santuario. Conseguentemente ripopolata la nuova cittadella Monte San Guliano, ribattezzata nel 1167 sempre dai normanni, acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi. Da ricordare è anche la poco pacifica convivenza con i dominatori spagnoli, culminata con una rivolta popolare assai feroce. Nei secoli successivi si inseriscono nuovi ordini religiosi che acquistano sempre più potere nell’area trapanese con un carattere conservatore. Gli interventi urbanistici si rivedono nell’800 con l’edificazione di nuovi palazzi signorili e la ristrutturazione della piazza centrale, dedicata successivamente ad Umberto I. La città tende comunque a conservare gelosamente il fascino di una cittadina medievale.

A partire dal XVI secolo si svolge la rappresentazione del misteri in occasione del Venerdì Santo, emulando quella trapanese, in misura ridotta ma molto suggestiva. Sostituendo la rappresentazione scenica teatrale con statue in legno attorno all’800, i misteri vengono condotti a spalla, seguendo sempre il percorso originario.

Dall’ottocento ai giorni nostri

Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di “Erice”.

Dal 1957 si organizza ogni anno, nel periodo primaverile, una gara automobilistica di cronoscalata, denominata “Gara in salita di velocità Monte Erice”, per la quale esistono anche un campionato italiano e un campionato europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e raggiungono la vetta dell’omonimo monte, sfrecciano a tutta velocità vetture moderne, storiche, prototipi da competizione e vettura formula, circondati da sportivi e appassionati e, naturalmente, da uno sfondo mozzafiato.

 

Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito per iniziativa del professor Antonino Zichichi, che richiama gli studiosi più qualificati del mondo per la trattazione scientifica di problemi che interessano diversi settori: dalla medicina al diritto, dalla storia all’astronomia, dalla filologia alla chimica. Per questo è dato attribuito l’appellativo “città della scienza”.

Dal 1972 ha sede la Associazione Artistica Culturale La Salerniana, fondata dal poeta Giacomo Tranchida che conserva opere di Carla Accardi, Gianni Asdrubali, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Emilio Tadini tra gli altri, organizzando mostre d’arte contemporaena curate da critici di rilievo come Palma Bucarelli, Achille Bonito Oliva, Luciano Caramel e Giulio Carlo Argan.

Nel 1990, a seguito della prima edizione dell’”Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare“, di cui da allora regolarmente si tengono convegni annuali, si ebbe il formale riconoscimento della disciplina della gastronomia molecolare.

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